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domenica, ottobre 16, 2005

 

Cultura e Università sono il nemico da abbattere

Molti segnali negli scorsi anni hanno indicato che per le arti italiane, nessuna esclusa, era venuto il momento di farsi da parte.
Dapprima per lasciare spazio al nuovo dinamismo di un imprenditoria che ha cercato di cavalcare l'entusiasmo della globalizzazione come opportunità per tutti (la cosiddetta "new economy").
Poi, all'accumularsi dei segnali di una crisi in avvicinamento, per liberare risorse economiche da dedicare a sgravi fiscali, incentivi, sostegno insomma ai settori "veramente produttivi" (le imprese di industria e terziario) senza gravare sui cittadini con nuove tassazioni.
Con la Finanziaria 2006 e la riforma dell'Università, portate avanti dal governo a forza di voti di fiducia in questi giorni, non si è fatto altro che ribadire il concetto che cultura e ricerca sono rami secchi, risorse sprecate, sacrificabili. Di 164 milioni di euro il taglio del Fondo Unico per lo Spettacolo, pari al 30% rispetto al 2004 (lo stato italiano investe in cultura lo 0,2% del PIL). Di nessun risparmio invece per le casse dello stato la riforma dell'università (prevede l'abolizione di fatto della figura del Ricercatore Universitario, vedi anche le novità della riforma approvata come riportate da la Repubblica, differenti da quelle evidenziate da Azione Universitaria).
Quello che non si capisce è perché una riforma apparentemente così poco fondamentale per le casse dello stato e per il programma di governo della maggiornaza sia diventata occasione di mobilitazione in massa e blindatura assoluta da parte del Governo: a sorpresa sono state accorpate tutte le novità previste dalla riforma Moratti in un unico maxiemendamento, sottraendole a qualunque discussione in commissione perchè venissero discusse, inoltre su di esse è stata posta la fiducia e il numero di parlamentari della maggioranza affluiti in aula al momento della votazione è stato molto superiore alla norma.
Insomma, se uno era distratto sulla questione, dovrebbe immaginare che stia bollendo qualcosa in pentola, un progetto portato avanti con sospetta caparbietà, di cui sono oscure le motivazioni, e che per ciò sembra rimandare ad un vero e proprio piano di azione che prevede attività su più fronti per scardinare l'intero tessuto culturale italiano.
Facciamo insieme alcune ipotesi.

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